venerdì 19 novembre 2010

La solitudine.
La pioggia che dolcemente cade sulla città
Un pomeriggio di fine inverno dopo il temporale
raggi di sole si infiltrano tra nuvole malate
di primavera

pensa a una stanza con finestre altissime
e un barlume di passato che riappare
come se il vivere fosse attaccato ai tuoi vestiti
e del prezzo che paghi come ogni soldato
che ha chiuso la vita in un bacio non dato
ma tu ora dimmi che cosa volevi da me

Ritorna l’ordine dopo il disordine
accettiamo il caos insieme all’utopia

Con la matita un giorno scrissero
la nostra storia pronta ad essere cancellata
Ma c’è una calma e un cielo così limpido
Che non mi sembra più nemmeno una città.

Verso la fine dell’inverno il pomeriggio annuncia giorni lunghi e miti
cercando un senso dove non c’è un senso è li che t’incontrai
e ora mutano insieme a te giorni e stagioni che scendono al mare
su un letto di fiumi che parlano ancora al poeta che scrive per te

Guardiamo il mare con l’occhio implacabile
Poi ci tuffiamo tra le verdi onde
e dagli spruzzi alcune gocce si posarono laggiù
dove sull’orizzonte sta un arcobaleno
in chiave di violino.

Nessun commento:

Posta un commento

Graffi.